Buongiorno a tutti!
Ritorna l'appuntamento con la nostra rubrica "Ritratto di Signora". Questo mese tocca a Francesca, che ci parla di un argomento molto importante... a lei la parola.
Questo mese vi voglio parlare di una ricercatrice dell'Università di Udine che ha fatto una scoperta importantissima, che spero possa essere applicata molto presto.
Sto parlando di Roberta Benetti.
Quando ho letto la notizia tempo fa ho deciso che sarebbe stata lei la protagonista di Ritratto di signora, perché la ricerca su cui sta lavorando mi tocca personalmente.
Ho perso anni fa a causa di un tumore mio zio, poi è stata la volta di mio nonno, di mio padre e più recentemente il mostro si è preso anche l'altro mio nonno.
Non è facile per me parlarne, essendo molto riservata, ma anche perché riapre uno squarcio nel cuore che è tenuto chiuso con un cerotto malandato che si stacca facilmente e infatti non posso negarvi che in questo momento i rubinetti delle lacrime si sono aperti, però aprire una finestra sul mio mondo mi serve per farvi capire quanto questa ricerca sia importante per me e per tutti.
Sapere che una persona a cui vuoi bene viene diagnosticato un tumore è come cadere in un precipizio e non sapere se qualcuno verrà ad aiutarti, è una cosa terribile che ti fa aggrappare solo alla speranza, speranza che non soffra, speranza che guarisca, speranza che se anche è un tumore terminale venga scoperta la cura in quel momento.
La vita diventa in bianco e nero perché fa male vedere la persona soffrire, cambiare sia nell'aspetto, che nel carattere a volte e non poter fare più di tanto e quando arriva la notizia che purtroppo è venuto a mancare cambi un po' anche tu, non sei più la stessa e la vita è un po' meno bella.
E ora cerco di chiudere i rubinetti e parlarvi di Roberta e della speranza che ha acceso.
Roberta, 37 anni, nel 2010 insieme ad altri ricercatori ha scoperto la molecola miR-335, una piccola molecola di RNA, responsabile della sintesi e delle funzioni della proteina Rb, coinvolta nella protezione dello sviluppo dei tumori. Questa molecola potrebbe quindi bloccare la proliferazione tumorale!
La molecola poi influisce in modo diretto nel bilanciare il delicato equilibrio di protezione contro lo sviluppo tumorale, perché intacca attraverso l’indiretta influenza anche sull’oncosoppressore p53, gli effetti di due fondamentali proteine note per essere deregolate nella genesi dei tumori.
L'obiettivo è perciò curare il cancro con molecole prodotte dal nostro corpo, che andrebbero ad attaccare solo le cellule tumorali evitando forse di ricorrere alla chemioterapia e radioterapia e ai loro effetti collaterali.
Dare e ricevere amore come mamma e moglie mi fa lavorare meglio, mi avvicina a capire meglio chi se ne deve privare troppo presto
Non si sa quando questo studio - pubblicato sulla rivista Cancer Research dell'American Association for Cancer Research e sostenuto dall'AIRC (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) - potrà essere messo in pratica negli ospedali, ma spero molto presto, perché potrebbe aiutare le persone malate di cancro a soffrire un po' meno e inoltre sapere che ci sono persone che stanno lavorando nel campo dei tumori fa sentire meno soli e apre la speranza ad altri importanti obiettivi nella lotta contro il cancro.
Roberta sulla ricerca in generale ha detto che è frenata da scarse risorse da parte dello Stato - cosa che mi fa arrabbiare tantissimo, perché sono questi campi che lo Stato dovrebbe aiutare se ci tiene davvero ai suoi cittadini e anche a se stesso – ed è grazie ai ricercatori se la ricerca sul cancro in Italia rimane ad alti livelli.
Un enorme grazie a queste persone!
Un bacione,
Franci
bibliografia
So bene cosa vuol dire provare sulla propria pelle quello che è capitato a Francesca e alla sua famiglia. Per questo la ringrazio di aver aperto il suo cuore a noi, di aver condiviso la sua esperienza, e soprattutto spero che la forza e la tenacia di Roberta possano concretizzarsi in una cura quanto prima.
Miki in the PinkLand
Monica, Francesca, Miki, Daniela e Federica
sono contento di sapere che nonostante tutte le difficoltà che la nostra ricerca deve affrontare, ci sono persone che riescono a fare la differenza nel campo medico! Spero veramente che la ricerca possa trovare presto applicazione negli ospedali.
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