venerdì 15 aprile 2011

Hope

E ora per finire in bellezza la giornata una cosina scritta da me un po' di tempo fa... è una storia che per me ha tanto significato.. spero che vi possa piacere. 

 "Mi svegliai nel cuore della notte, il cuore che pompava veloce nel mio petto e il silenzio assoluto che avvolgeva la stanza.
Con una mano asciugai una goccia di sudore che imperlava la mia fronte, e con un lieve sospiro mi girai su un fianco.
Chris dormiva vicino a me, come tutte le notti.
Accarezzai la sua fronte, era così tranquillo, mentre io mi sentivo ardere dentro.
Scalciai le pesanti coperte e  mi alzai, la mia gola arsa reclamava acqua.
Scesi le scale fino al piano di sotto e osservai, al di la delle grandi vetrate del salotto, la neve che scendeva candida, ricoprendo tutto con il suo spesso manto.
OH NO! No! No! NO!
Corsi vicino alla finestra, gli occhi spalancati e il cuore in tumulto.
Non era possibile, questa proprio non ci voleva… il vialetto davanti a casa era completamente ricoperto, come avremmo fatto ad uscire la mattina dopo?
Odiavo la neve, la odiavo con tutte le mie forze.. quella che stava per arrivare era una giornata importante, sicuramente una delle più importanti della mia vita e quella stupida neve rischiava di rovinare tutto.
Guardai l’orologio.. erano le quattro del mattino, probabilmente se fossimo partiti subito saremmo arrivati in tempo all’appuntamento.
Senza pensare tornai in camera, accesi la luce e iniziai a tirare fuori dal cassetto i vestiti pesanti.
Chris si rigirò nel letto e mi guardò confuso.
- Che stai facendo? – mi chiese
- Non lo vedi!! Mi sto preparando.. dobbiamo uscire! –
Non mi importava se pensava che fossi pazza, dovevamo andare e non avevo intenzione di cambiare idea.
- Jess sono le quattro del mattino.. – esclamò prendendo l’orologio – dove vuoi andare a quest’ora?-
Senza dire una parola mi avvicinai alla finestra, e tirai la grossa tenda che copriva i vetri.
- Nevica! Lo vedi!! Quindi ora alzati, e aiutami a spalare questa neve schifosa.. non ho nessuna intenzione di arrivare tardi domani mattina! –
- Jess ragiona.. non possiamo andare da nessuna parte con questa neve.. –
- NO! – il mio urlo risuonò chiaro e limpido in tutta la stanza – Se mi vuoi aiutare bene.. se no andrò da sola! –
Lo vidi alzarsi dal letto e venire verso di me, il passo pesante di chi vorrebbe tornare a dormire ma sa che non può.
Mi resi conto che stavo tremando solo quando mi abbracciò.
Mi lasciai cullare da quelle braccia forti, annusai l’odore della sua pelle, e come succedeva ogni volta che lui si avvicinava a me, mi calmai.
- Vuoi veramente uscire a quest’ora e spalare la neve? – mi chiese continuando a cullarmi tra le sue braccia.
- Si… - un debole sussurro
- Allora tu preparati con calma, ci penso io! –
Alzai gli occhi pieni di lacrime, lui sapeva quanto era importante per me essere puntuale il giorno dopo, e gli ero grata per la sua pazienza.
Lo seguii lungo le scale e lo vidi indossare gli scarponi da montagna e un pesante giubbotto.
Rimasi a guardarlo al di la della vetrata, mentre con foga spostava quell’ammasso di neve che si era accumulato sopra il nostro vialetto.
Lo amavo, amavo la sua dolcezza, il suo modo di essermi accanto in ogni difficoltà.
Era sempre stato così, fin dal primo momento, sapevamo di essere destinati l’uno all’altra.
Ci eravamo sposati giovani, e con l’ inconsapevolezza delle nostre giovani età, avevamo comprato casa. L’unica cosa che volevamo veramente era formare una famiglia.
Un posto dove vivere, dei figli, magari un cane a rallegrare le nostre giornate.
Ma non sempre le cose vanno come vorremmo, per quanto ci avevamo provato, i bambini non erano arrivati.
Non era stato facile accettare quello che ci stava capitando, fin da piccola avevo pensato  che sarei diventata madre, e poi in quel giorno di dicembre di un anno prima, un dottore scialbo e freddo come il ghiaccio ci aveva comunicato che c’era qualcosa che non andava.
Non era quello il nostro destino!
Ci eravamo guardati negli occhi, consapevoli che dopo quella notizia, nulla sarebbe più stato uguale, ma noi eravamo forti, avevamo il nostro amore e l’avremmo superato.
Il problema è che quando sai di non poter avere figli, ovunque ti giri, vedi solo donne incinte o passeggini. Non ho mai capito se era tutto frutto della mia fantasia, o se veramente quell’esercito di mamme mi perseguitava.
Piansi.. piansi fino a non avere più lacrime.
E con le lacrime arrivò la  depressione.. quel senso di vuoto che ti attanaglia cuore e mente, che non ti lascia spazio e ti porta giù con se nel baratro più profondo.
E quando tocchi il fondo ci sono solo due cose che puoi fare.. lasciarti morire o risalire.
Dopo mesi bui la nostra vita ricominciò.
Il lavoro, la casa, le mie passioni .. fotografare e scrivere, ma un tarlo continuava a rodermi la mente, pensavo se diventare madre non è il mio destino, allora deve esserci altro in serbo per me.. per noi!
Una mattina, navigando su Internet mi imbattei in un articolo, si parlava di adozione.
Lo lessi tutto d’un fiato, era così appassionato, vero, un’esperienza di vita meravigliosa.
La sera a cena ne parlai con Chris.
Lui mi guardò serio – Tu lo vorresti? – mi chiese
- Non lo so – mi sentivo confusa, ma al tempo stesso era come se una luce di speranza si fosse accesa nella mia testa – Ci possiamo informare – continuai – e se poi vediamo che non fa per noi ..-
- Io so solo che non ti voglio più vedere soffrire –
- Io soffro ogni giorno.. – questa mia risposta lo convinse.
Il primo incontro con l’assistente sociale fu devastante, tante, troppe domande, voleva sapere tutto di noi, anche nei minimi particolari.
Mi sentivo come se qualcuno stesse scavando dentro di me, ma sapevo che volevo andare avanti e Chris con me.
La telefonata era arrivata solo una settimana prima, c’era una bambina molto piccola, proveniente da un paesino sperduto del Montana.
Il padre era morto, la madre in galera, era sola .. non aveva nessuno al mondo.
- Mi può dire il suo nome? – chiesi all’assistente sociale
- Hope… - rispose – si chiama Hope! –
Speranza.. quel piccolo batuffolo di vita si chiamava Speranza.
Chris rientrò strappandomi ai miei pensieri – Sei pronta? – mi chiese scrollandosi la neve di dosso.
- Si… - lo ero veramente?
L’aeroporto di New York era affollatissimo, come sempre.
Persone provenienti da ogni parte del mondo, si incontravano li ogni giorno, i loro corpi si sfioravano camminando veloci, ognuno perso nella propria direzione.
Chris e io entrammo tenendoci per mano, la neve per fortuna aveva smesso di scendere.
Per tutto il viaggio avevo continuato a tenere la sua mano, lui mi dava forza e in quel momento ne avevo veramente bisogno.
Attraversammo lunghi corridoi e poi improvvisamente le vidi… una donna e una bambina sedute su due poltroncine, attendevano pazienti.
Mi fermai trattenendo Chris per un braccio, lui si girò, sorridendo come sempre – Andrà tutto bene-
Ci avvicinammo con calma, la signora ci guardò e capì subito che eravamo le persone che stava aspettando.
Sentii mio marito dirle – Ci scusi per il ritardo.. sa la neve –
Io continuavo a guardare quel piccolo cucciolo di vita, sedeva composta, nel suo cappottino rosso, un dinosauro di pezza stretto tra le mani, i capelli biondi tagliati a caschetto, si guardava attorno, forse inconsapevole di quello che stava accadendo.
- Hope .. – la chiamò la donna – vieni voglio presentarti delle persone! –
Lei ci guardò, aveva profondi occhi grigi, che troppo avevano visto, per la sua giovane età.
Sembrava così triste…
Si alzò e fece un passo nella nostra direzione, poi all’improvviso si fermò e corse via.
La donna e Chris fecero per seguirla ma io li bloccai – Fate andare me… -
Hope si era fermata vicino ad una grande vetrata che guardava sulla pista.
Mi avvicinai a lei con cautela, lei alzò gli occhi guardinga, stringendo il suo pupazzo.
Con movimenti lenti mi misi a sedere vicino a lei e le sorrisi.
- Io sono arrivata con quello – mi disse indicando il piccolo aereo fermo sulla pista.
- Hai avuto paura di volare? –
Fece segno di no con la testa – E’ stato divertente.. tu sei la mia nuova mamma? –
Il mio cuore perse un battito, finalmente avevo capito.. il cerchio si stava chiudendo… era come se tutto quello che ci era successo negli ultimi anni, ci avesse preparato per quel momento assolutamente perfetto.
- Io sono Jess.. – le dissi porgendole la mano
Lei sorrise, era bellissima!
Senza preavviso si avvicinò a me e mi passò un braccio sulle spalle, non sapevo dove saremmo stati da li ad un anno, non sapevo cosa ne sarebbe stato di noi, ma non mi importava.. finalmente avevo tutto quello che desideravo."

Fonte foto: google image 

4 commenti:

  1. Ogni volta che leggo questa OS piango. Mi entra dentro come quasi niente ha saputo fare in questi anni.
    Non dico altro. Il resto lo sai.
    ti adoro.
    Miki.

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  2. Inizi a leggere una storia e..BAM!!! Stesa!
    Ci credi se ti dico che posso capire molto bene la tua Jess?
    Bella storia, dolce e delicata!

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  3. @Mikina .. sai quanto ci tengo a questa storia.. forse di quelle che ho scritto è la mia preferita! .. e spesso piango pure io quando la leggo! Grazie tesoro ti adoro anche io!

    @Sara.. in Jess c'è tanto di me! L'avevo scritta per un concorso su un forum.. la foto a cui mi dovevo ispirare non è quella che ho postato, ma raffigurava una donna e una bambina in un aeroporto che guardavano un aereo fermo sulla pista.. e da questo è nata HOPE. SOno felice che l'hai letta e che ti sia piaciuta!
    Monica

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  4. Inutile dire quante lacrime stanno inesorabilmente scendendo...mi tocca veramente nel profondo questa storia...
    non aggiungo altro perchè parla da sè...
    ti voglio bene sorella mia...

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