Buongiorno carissimi!
No, non sono scappata! E' un periodo intenso, tante cose da fare e poco tempo per farle. Ma per la rubrica "Ritratto di Signora" il tempo lo trovo sempre, e oggi più che mai perchè abbiamo tra noi un ospite speciale.
Bianca Marconero, autrice di "Albion" e "La prima cosa bella" ha accettato nuovamente la nostra proposta di scrivere un articolo per questa rubrica e noi ne siamo felicissime.
Ho riso e pianto leggendolo, mi sono emozionata e sono sicura che la SIGNORA a cui è dedicato ne sarebbe orgogliosa.
Ecco Margherita Hack vista dagli occhi di un'altra Margherita...
Exempla, vite di santi,
e viaggiatori, il vangelo stesso sono la prova che alle persone come me e come
voi le biografie dei grandi interessano
eccome. Le ragioni sono lampanti e credo si possano riassumere in due parole:
edificazione e consolazione. L'esempio illustre , infatti, ci pone un obiettivo
ideale. Qualcosa a cui si tende. Un motivational che ci appiccichiamo, da qualche parte,
nella coscienza. Ma, se accantoniamo per un attimo il valore totale della parabola
di una vita -e il suo contenuto 'edificante'-,
quello che amiamo, quello che resta, quello che consola e nel quale ci
si riconosce non è il successo, ma il
fallimento.
Il fallimento come parte del percorso, il fallimento come banco di
prova della determinazione. Scuotiamo il capo mentre Giuseppe Verdi viene
respinto dal conservatorio di Milano; battiamo
una pacca sulla spalla di Arthur Conan Doyle mentre si vede rifiutare Uno studio in rosso, e, ovviamente, massima solidarietà ad Albert
Einstein, bocciato in matematica. Poco ci importa che alcune di queste cose, in
effetti, non siano mai accadute, questi tre aneddoti biografici ci dicono che agli
sbagli si può rimediare. E la cosa, ovviamente, ci piace. Quindi al grido di
"c'è chi ha fatto peggio" e di "c'è sempre una speranza"
hanno trovato consolazione milioni (forse miliardi) di musicisti, scrittori e
studenti, negli ultimi 180 anni. E,
considerando che nel 1921 Albert era già premio Nobel per la Fisica e dando per
vera la nota 'agiografica' sulla più celebre bocciatura di tutti i tempi, si
sarebbe consolata anche Margherita Hack, quando, in seconda ginnasio, si
ritrovò rimandata in matematica.
Già quella Margherita Hack, docente
di astronomia, membro dell'accademia dei Lincei, presenzialista della
divulgazione scientifica: rimandata in matematica. Questo è ciò che mi piace
nelle parabole di una vita: i dettagli imperfetti, di cui potrei tessere un
elogio, citando un'altra grandissima italiana.
Ma non lo faccio. Parlo invece, per quel che posso, di Margherita.
Io e lei ci assomigliamo. Certo, sto a lei come il granello di sabbia sta alla
montagna, ma l'ho sempre sentita molto vicina. Abbiamo cose in comune. L'approccio
alla moda, per esempio. La sua unica regola era che un indumento doveva farla
sentire a suo agio. Ecco. Esattamente come me. Ho un guardaroba in cui ci sono
repliche, in gradazione cromatica, degli stessi indumenti di comodità
certificata. Secondo punto che abbiamo in comune: l'università. Ci siamo
entrambe iscritte a Lettere. Lei la
scelse perché gli unici laureati nella cerchia dei suoi genitori erano passati
per Lettere. E per me fu lo stesso: approdai all'inferno in mancanza di un
quadro decente dell'offerta universitaria e, in seguito, la mia pigrizia -noto
fattore di crescita della massa inerziale- fece il resto. Come una biglia
sparata nel vuoto, proseguii nel mio moto perpetuo. Lei invece no. Lei non perseverò.
«Capii subito di aver fatto un errore madornale» scrive. «Mi dissi ho sbagliato strada!"». Quindi si
iscrisse a Fisica, dopo un solo giorno trascorso alla facoltà di Lettere.
Tornando alle analogie, condividiamo una certa passione per la due ruote
e, proprio come me, la Hack ha cercato di mediare il suo contenzioso con Dio
presentandosi in chiesa e parlando coi preti. Non è andata bene a nessuna delle
due. Ci sono troppi preti che non sanno parlare di un Dio plausibile. E ancor di più che sono cattivi
ministri. Pensare che il loro datore di lavoro sia un essere infallibile sembra
pura ostinazione contro l'evidenza. Oppure fede,
fate voi.
Certo, resta la questione del libero arbitrio, ed è solo per questo che, a
differenza della mia illustre omonima, non sono ancora approdata a un ateismo radicale
Qui mi fermo, ma vi giuro che potrei continuare l'elenco di cose che abbiamo in
comune. Ma mi fermo, dicevo, perché Margherita all'età di 91 anni suonati ha
chiuso gli occhi e ha salutato tutti. Restano una pletora di testi, filmati di
interventi televisivi, contributi alla divulgazione e al mondo accademico. La
voce resta, esattamente come la luce di quelle stelle ormai spente, che ancora
viaggia fino a noi e le fa sembrare vive, accese nel cielo. La voce resta, e
che altro?
La domanda me la faccio perché, come dicevo prima, non sono atea. Non credo
fino in fondo nel Dio dei cristiani, ma considero comunque la sopravvivenza dello
spirito come una possibilità; ne segue che considero anche il paradiso (o comunque lo si voglia
chiamare), come una possibilità.
Per questa ragione mi sono fatta una domanda. Ragionando per assurdo e dando
per certo il paradiso, come luogo deputato alla gloria delle anime giuste, cosa
succede agli atei?
Ci si salva per meriti oggettivi e oggettivamente 'cristiani' o bisogna per forza
avere la tessera del partito? È un esame in cui è obbligatoria la frequenza, o
basta dimostrare di avere i requisiti minimi della decenza umana?
Quindi, col massimo rispetto e in puro spirito dialettico, cosa sarebbe successo
SE in quel 29 giugno del 2013 l'anima di Margherita Hack,
atea e presidentessa degli agnostici, fosse arrivata davvero alle porte del
paradiso?
Con molte licenze poetiche, io immagino che sia andata così.
din don
«Un altro?» domanda Mister P. scambiando uno sguardo con l'angelo portinaio. «E
io che pensavo di staccare. Vedi un po' chi è, Gennaro! E speriamo di far
presto». Gennaro, l'angelo portinaio, si dilegua; Mister P. prende un libro che
immagineremo di proporzioni bibliche. Lo sfoglia e intanto torna l'angelo. «Si
chiama Margherita» dice, trattenendo l'affanno (e su questo punto sospendiamo
l'incredulità e accettiamo una visione antropica dell'altrimenti misteriosa
fisiologia degli angeli).
«Margherita come?»
L'angelo controlla meglio. «Margherita
Hack, ma tranquillo, capo» aggiunge in affanno, «sembra un caso semplice: è
atea».
«Ah. Nessuna conversione sul letto di morte?» è una domanda d'ufficio, Mister
P. deve farla, così sta scritto.
«No. Era un'astronoma».
Atea, scienziata. Non potrebbe essere così semplice neppure se si fosse
ripresentato Charles Darwin in persona. Questo caso si archivierà alla velocità
della luce. Ma Mister P. è zelante. E fermo restando che è suo dovere mettere a
verbale la violazione del punto uno e del punto due del Decalogo, chiede
comunque il resoconto del resto delle infrazioni.
«Che mi dici del punto tre? Ha nominato il nome di Dio, invano?»
L'angelo arrossisce. «Capo, non ho moltissimi dati, ma era toscana.
Fiorentina».
«Ah, ah» esclama con l'aria trionfante. «Progenie di Capaneo! Bestemmiatori
certificati».
«Già, ma sa, capo, c'è quella direttiva
recente…»
«Quale?»
«Insomma la toscana è regione a statuto speciale. Il boss ha deciso di non
essere troppo fiscale. Non lo fanno mica per disprezzare l'Onnipotente. È un
intercalare. E poi, nel nostro caso, Margherita ce l'aveva più con gli essere
umani che hanno -perdoni la parola- inventato Dio. Aspetti…» si infila una
mano in tasca tira fuori un libro, lo apre a colpo sicuro. «Ecco cito testuale non solo abbiamo inventato un creatore che
vive nei cieli. Ma pecchiamo così tanto di presunzione da avergli dato la
nostra faccia. Ecco era il dio a immagine e somiglianza, a non
piacerle. Prova dell'egocentrismo umano. E
poi, sì, ce l'aveva con il clero. Ma anche il boss» e indica in alto,
«ce l'ha col clero, perché, con rispetto parlando, lì nel mucchio non è che ci
sono solo stinchi di santo. E non parlo delle Crociate, anche se la propaganda
ancora le rinfaccia. E neanche dell'Inquisizione.
Ma di tutta l'altra roba brutta veramente, che succede adesso…»
«Non si fa guerra al clero, in nessun caso» pontifica. «Non si fa»
«Si, capo, però non ha risparmiato neppure i fascisti, eh! Era ancora al liceo
quando ha difeso gli ebrei. Per via delle leggi razziali! E lo ha detto ad alta
voce, quando dirlo ad alta voce non era una faccenda senza conseguenze» lancia
uno sguardo allusivo. «Ha rischiato l'espulsione da tutte le scuole del regno! E, mi corregga se sbaglio, capo,
ma non è nella nostra politica spedire
all'inferno chi si batte per le ingiustizie, perché, lei mi insegna i santi
martiri…»
«Ho il quadro. Grazie» lo interrompe. Mister P. ci pensa un attimo poi lascia
in sospeso il punto tre. Né a favore né contro. Neutrale. Siamo sempre 2 a 0 a favore dell'Inferno.
«Passiamo oltre: che mi dici del punto quattro? Lavorava di sabato?»
«Signore, con tutto il rispetto, era italiana. Lei ha presente il governo
Monti? Hanno liberalizzato gli orari. Se hai la fortuna di avere un lavoro, lo
fai anche di sabato. Sono tempi duri, capo».
«Torniamo al soggetto» dice. «Cosa faceva nel week end?»
L'angelo sfoglia il suo quaderno. «Se la spassava, direi! Giocava a pallavolo.
L'ha fatto fino a ottant'anni. E poi
scampagnate in bicicletta. Le è capitato qualche volta di tornare a casa con
piccoli animali abbandonati. Li adottava».
Mister P. guarda la casella. E alla fine lascia in sospeso anche il punto
quattro. Vince ancora l'inferno, ma comincia a sospettare che sia possibile una
rimonta.
«Sull'onorare il padre e la madre, che mi dici?»
L'angelo annuisce. «Rispetto, amore, affetto, considerazione. Figlia ideale».
Un punto per il paradiso. Magari il punto della bandiera, ma intanto...
«Ha ucciso?»
«Macché scherza? Manco gli animali mangiava. Vegetariana dalla nascita. Le
ripugnava l'idea di ingoiare qualcosa che era stato vivo, prima di essere
morto. Direi che sul punto non uccidere
era un'integralista».
Pareggio. Inferno 2 paradiso 2. Sono tempi complicati, non è più facile mandare
all'inferno neppure gli scienziati… Mister P. scuote il capo. «E la vita
privata?»
«Monogamia associata a una longevità notevole. Sono arrivati insieme alla fine.
E si erano incontrati da marmocchi. Aldo, il futuro marito, aveva tipo 10 anni
e lei 8. Erano al Bobolino d'estate. Aldo voleva giocare a palla e Margherita
ne aveva una» ammicca. «Sa come vanno queste cose».
Mister P. non lo sa, ma immagina. «Hanno vissuto nel peccato, però!»
«No, sposati in chiesa».
Oh diavolo! 3 a
2! Il paradiso passa in vantaggio.
«Ha desiderato la roba d'altri?»
«No, era comunista».
Mister P. rizza la schiena. Potrebbe essere la svolta, i politici sono figli
dell'inferno. «Si è sicuramente appropriata di qualche seggio, solo per
arricchirsi alle spalle del suo paese».
«A dire il vero ha vinto un seggio, ma ha rinunciato. Poi ne ha vinto un altro
e lo ha ceduto».
«Ne sei certo?»
«Sicuro sì».
Mister P. guarda il risultato. 4 per il paradiso, 2 per l'inferno. Ci sarebbero
ancora due punti per la falsa testimonianza e il desiderio della roba d'atri. Ma
qualcosa gli dice che non farebbero altro che aumentare il divario. Ha vinto il
paradiso.
A questo punto stabiliscono che Margherita Hack, scienziata, sì, ma anche
ecologista, animalista, attivista per i diritti civili merita la gloria dei
cieli. E io sono d'accordo. Non sono del tutto sicura però che una volta che le
hanno dato il permesso di entrare e accomodarsi, lei lo abbia fatto davvero.
Su questo finale, il vero finale, lascio pensare al lettore ciò che vuole e mi
riservo di chiederlo alla diretta interessata, se mai ci incontreremo davvero,
da qualche parte. Dall'altra parte.
bibliografia minima.
La mia vita in bicicletta – Ediciclo, 2011
Nove vite come i gatti – Rizzoli, 2012
Dove nascono le stelle- Sperling &
Kupfer, 2004
Vi racconto l'astronomia- Laterza, 2002
Ritratto eseguito sulle note de "Il Piccolo Diavolo - OST" di Evan Lurie.
Bianca Marconero.
Grazie mille a Bianca per questo splendido ritratto, grazie per averlo condiviso con noi con la sua solita ironia. Secondo me la Margherita delle stelle si è divertita da impazzire con le tue parole!
Come sempre potete trovare questo articolo su:
Miki in the PinkLand
Un libro per amico
Stasera cucino io
Franci lettrice sognatrice