Rieccomi qui tra voi cari lettori, oggi devo recensire un
libro che adoro e non so da che parte iniziare, quindi vi prego di portare
pazienza e di scusarmi se questa recensione risulterà un po’ strana e/o
sconclusionata.
Sto parlando di “Mockingjay-Il canto della rivolta” terzo e
conclusivo libro della saga di Hunger Games, edito Mondadori, e scritto dall’autrice
Suzanne Collins.
Come vi dicevo non è facile per me recensire questo libro,
dei tre che compongono la trilogia, è quello che ho preferito, quello che ho
amato di più, ma che al tempo stesso mi ha fatto soffrire in maniera
indicibile.
Devo dire che questa è una seconda lettura che faccio del
volume, la prima era avvenuta primavera scorsa quando la casa editrice aveva
annunciato che il libro sarebbe uscito solo a Settembre di quest’anno. Colta
dalla disperazione e dalla curiosità (come tanti altri stavo aspettando da
circa 2 anni di sapere come sarebbe finita la trilogia) sono riuscita a trovare
un sito in cui una ragazza aveva gentilmente tradotto il libro. Certo non era
la traduzione ufficiale, ma sempre meglio che doverlo tradurre io direttamente
dall’inglese.
ATTENZIONE SE NON AVETE LETTO IL LIBRO FERMATEVI QUI! SPOILER!!!!
Quella lettura mi aveva lasciata svuotata e sgomenta.
Sarà che praticamente lo avevo divorato in un giorno solo,
sarà per il susseguirsi di fatti indicibili che erano contenuti nel testo,
insomma mi ero ripromessa di comprare il libro ufficiale ma di non ri-leggerlo
poi tanto presto.
Poi sono arrivate le vacanze, e ho deciso di portare il
libro con me in Francia.
Seduta sul lungomare accanto alle scogliere di Etretat mi
sono immersa nuovamente nel mondo di Panem, di Katniss e Peeta, e di tutti
coloro che amo e che odio.
Perché i sentimenti che il libro vi porterà a provare sono
esattamente questi, un amore profondo per i suoi protagonisti.
Per Katniss pedina fino in fondo dei giochi di potere,
incapace di amare, fino a quando il dolore più grande che potesse immaginare
distruggerà anche l’ultima barriera che aveva costruito intorno a se.
Per Peeta, che cerca di riemergere dal dolore del suo “depistaggio”
mentale, un Peeta una volta tanto diverso dal ragazzo innamorato che abbiamo
conosciuto nei primi due libri, un Peeta che ho amato ancora di più proprio per
questo.
Per le vittime di questa storia come Finnick, Cinna e Prim, per quei bambini usati
come scudi umani e dilaniati da un paracadute bomba che pensavano fosse un
regalo.
E poi ci sarà l’odio.. l’odio nei confronti di due
contendenti il presidente Snow e la presidentessa Coin, che non si faranno
scrupoli a passare sopra tutto e tutti pur di conquistare il potere.
Ho letto in giro tante critiche a questo libro, persone che
non sono state contente dell’approccio “poco attivo” della Collins nel riferire
questi mesi di guerriglia e rivolta.. io
invece credo che lei sia stata geniale nel distruggere gli equilibri dei
precedenti libri, ha preso la storia e l’ha rivoltata togliendoci ogni certezza
e portandoci esattamente dove voleva lei.. a quel finale per nulla scontato,
sofferto e pieno di dolore e speranza.
Ho amato questo libro, l’ho letto trattenendo il fiato ad
ogni pagina, nonostante sapessi già quello che sarebbe successo, ho trattenuto
le lacrime fino alla fine per poi scoppiare in un pianto a dirotto rileggendo
le ultime pagine e come durante la prima lettura alla fine mi sono sentita
svuotata e persa, incapace di comprendere fino in fondo il perché di tanto
dolore.
Purtroppo il titolo che è stato dato a questo libro nella
versione italiana, a mio avviso, non rispecchia pienamente quello che troverete
all’interno, il titolo originale “Mockingjay” (Ghiandaia imitatrice) era
sicuramente più appropriato, perché più di ogni altra cosa questo libro parla
di una ragazzina di soli 17 anni, intrappolata in un modo che non le permette
di amare e di vivere, costretta a crescere troppo in fretta, prima per la morte
prematura del padre, poi per occuparsi della famiglia, imprigionata per due
volte in un’arena dove altri esseri umani come lei vogliono ucciderla per il
puro divertimento di spettatori senza anima, costretta ad indossare una
maschera che in realtà non vuole, a combattere una guerra che non sente sua, a
sopportare perdite che avrebbero portato alla pazzia chiunque.
Se letto sotto questo aspetto, amerete questo libro perché la
realtà di questo racconto sta negli occhi di Katniss Everdeen nel suo dolore e
nella sua rinascita come persona.
Non so se sono stata chiara nell’esprimere quello che penso,
Mockingjay continua a confondermi e a farmi venir voglia di piangere, eppure
rimane il miglior libro che ho letto quest’anno.
E adesso tocca alla foto, quella che dovrebbe essere di
ispirazione .. non è stato facile, ma da tanto dolore voglio prendere solo
qualcosa di positivo e quindi ho pensato ai bambini, alle parole di Katniss nel
finale, al fatto che loro sono la speranza per un mondo migliore!
Spero che questa mia recensione vi sia piaciuta, ci ho messo
tutto il cuore per scriverla.
Alla prossima
Monica