Questa settimana è una settimana speciale.. venerdì 27 sarà
la “Giornata della Memoria” per ricordare le vittime e le atrocità dell’Olocausto.
Proprio per questo ho pensato di inserire tra gli altri
libri di cui vi parlerò almeno un elemento al giorno riguardante questi tristi
avvenimenti! In realtà bisognerebbe ricordare ogni singolo giorno dell’anno e
non solo quando si avvicinano le ricorrenze.. ma credo che anche questo sia un
modo per sensibilizzare i lettori e soprattutto i più giovani sull’orrore
commesso dai nazisti tanti anni fa!
Il primo libro di cui vi vorrei parlare è un libro che è già
presente nel mio carrello di Amazon.. ne ho sentito parlare da tante persone e
tutte concordano sul fatto che sia estremamente commovente ed intenso!
Sto parlando di “Il bambino con il pigiama a righe” di John Boyne edito Rizzoli
Leggere questo libro
significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano
da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si
arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il
mondo, uno dì quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942
e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile
comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si
vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma
sarà amaro e doloroso, com'è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a
quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta
dall'altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna
una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una
guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la
parola sono proprio i bambini.
Qualcuno di voi lo ha letto? Volete dirci cosa ne pensate! Lascio
la sezione commenti a vostra disposizione!
Grazie a tutti per l’attenzione!
Monica
L'ho letto pochi giorni fa. Sono molto ' legata ' a questi generi di libri e ho sempre letto di questo argomenti nei modi più diversi. Questo libro fa arrabbiare, indignare, sorridere e piangere. Sono 190 capaci di farti riflettere. Sembra quasi una specie di diario di un bimbo di 9 anni legato a quell'innocenza, a quell'ingenuità propria della sua età. Mi ha ricordato un po' LA VITA E' BELLA di Benigni. Anche lì tutto girava intorno ad un gioco, qui, attraverso un gioco, si racconta quell'orrore, quel dolore dagli occhi di un bambino che sta dall'altra parte del reticolato. Lo consiglio vivamente a tutti!
RispondiEliminaCristina.
Kri grazie per essere passata!
RispondiEliminaCome dicevo il libro è già nel mio carrello.. devo solo acquistarlo!
"La vita è bella" di Benigni è un film che io adoro! Il modo in cui questo padre si adopera per mantenere intatta l'innocenza del figlio .. di non farlo diventare "adulto" di fronte agli orrori della guerra mi ha commosso in una maniera indicibile!
Ci vuole una certa delicatezza per esprimere questi concetti soprattutto se ci si rivolge ai più giovani!
Grazie per aver lasciato il tuo commento!
Non ho letto il libro..sinceramente dopo aver visto il film non ho avuto la forza di "vedere" una versione più intensa e dettagliata attraverso la lettura, cosa che mi dispiace e non poco.
RispondiEliminaOttimo consiglio Monica! Non si può dimenticare quello che è successo in quegli anni e in quei campi di concentramento.
io non l'ho letto e non credo di riuscire a farlo in un futuro. Ho visto il film ed è stato straziante...
RispondiEliminaLetto, un paio di anni fa, poco prima che uscisse il film, che poi decisi di non andare a vedere al cinema, pur sapendo che ne è una versione edulcorata, non trovai il coraggio di andare a vedere quelle immagini riportate sul grande schermo (l'ho visto, quando lo passarono in tv).
RispondiEliminaRicordo che ci feci una lunghissima discussione con mi a nonna, lei sosteneva che fosse un libro tuttosommato "leggero" considerando l'argomento trattato, perchè in fondo non descriveva quello che succedeva nei campi di concentramento. A mio parere invece erano proprio le cose che non diceva a pesare di più, la visione del mondo attaverso gli occhi di un bambino che filtrava il tutto secondo quello che il papà gli diceva. Per lui quelle erano veramente persone pigre che se nestavano a girare tutto il giorno in pigiama per la fattoria.
Altrettanto il finale, che non viene raccontato, ma che è chiarissimo per noi che conosciamo la storia e sappimo cosa succedeva in quei campi, ti lascia assolutamente scioccato.
Questo e Ho sognato la cioccolata per anni sono i due libri sull'olocusto che mi sono rimasti più imprassi, ne ho letti altri sempre comunque molto intensi e toccanti, ma che si sono un po' persi, questi due invece forse proprio perchè raccontati dal punto di vista di ragazzini, sono stati decisamente i più difficili.
Anch'io ho visto il film, e non credo di riuscire a leggere il libro...
RispondiEliminaRimasi per giorni con una sorta di malessere dentro...Non immagino cosa mi farebbe leggerlo!
Quest'estate ho letto diversi libri di Primo Levi e ho sostenuto un esame di letteratura tedesca dove c'erano molte testimonianze terrificanti sull'argomento in questione, ma nessuna di esse mi ha lasciato lo stato d'animo in cui mi sono trovata dopo la visione del film!
Grazie a tutti per aver lasciato il vostro commento! Come detto io proverò a leggerlo.. so già che starò male .. ma anche questo star male aiuta a capire!
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