martedì 18 marzo 2014

L'angolo di Miki


Buongiorno a tutti!
Sappiate che ho la casella di posta invasa dalle foto delle vostre Cover *_______* sono tutte stupende, non so proprio come farò a decidere e mi sa tanto che dovrò dare qualche premio di consolazione!


Oggi vi propongo le letture di Febbraio della nostra Miki, lascio subito a lei la parola. 



Febbraio è volato. E non solo perché è stato di soli 28 giorni. Ma anche perché sono stati 28 intensissimi giorni.
C'è stato un momento in cui ho pensato che non avrei scritto questo post, che non sarei riuscita a finire nemmeno un libro. Invece eccomi qui, puntuale a scrivere questo breve riepilogo.
Come vi ho spesso detto, forse sempre, ci sono diversi fattori che influenzano e determinano la scelta di un libro: lo stato d'animo, la trama, l'autore/autrice, la copertina, le opinioni o i consigli degli amici, le tematiche affrontate.
Per entrambi i libri di questo mese è stato proprio l'argomento trattato determinante nella scelta.

Peccato però che i risultati siano stati diametralmente opposti.

- Perdersi di Lisa Genova (titolo originale Still Alice)




TRAMA (da Amazon)

Alice è una scienziata di grido, un nome famoso nel campo della psicologia cognitiva. Pian piano si rende conto che sta perdendo la memoria. All'inizio è solo una parola sulla punta della lingua che non riesce a venire fuori, poi inizia a dimenticarsi gli orari delle lezioni ad Harvard e, infine, la strada di casa. Dopo una diagnosi di Alzheimer precoce Alice sa che perderà il suo mondo e i suoi familiari che, dal canto loro, non riescono ad accettare la situazione. Una storia profondamente toccante che ha già conquistato milioni di lettori in tutto il mondo.

Lisa Genova è una Neuropsichiatra specializzata nel trattamento di malattie neurodegenerative. In Still Alice, suo primo romanzo e successo editoriale, protagonista è un impietoso Alzheimer precoce che colpisce una mente brillante come quella di Alice, appunto, una psicologa, docente ad Harvard, che ha fatto della sua conoscenza le fondamenta per la realizzazione personale. Una vita attiva scandita dalla ricerca e dallo studio. Una vita che comincia a precipitare, a disperdersi nella nebbia di ricordi dimenticati.
Chi ha vissuto da vicino il dramma di una malattia del genere procede difficilmente nella lettura. O almeno a me è successo così. E' difficile vedere lì, nero su bianco, cose che hai vissuto e che magari cerchi di relegare in un angolino nascosto della memoria. La Genova non tralascia nessun aspetto della malattia, da quello più intimo e personale, vissuto da Alice, nella terribile consapevolezza del suo perdersi, a quello più scientifico delle terapie, delle sperimentazioni e dei test cognitivi. Ho apprezzato tantissimo il modo in cui l'autrice pone l'attenzione sulle conseguenze che la diagnosi ha per la famiglia. Alice è sposata e ha tre figli ed è positiva alla mutazione ps1, questo vuol dire che Anna, Tom e Lydia possono aver ereditato la stessa mutazione. Nel 50% dei casi. Diagnosi di questo tipo non sono mai individuali ma familiari e al dolore di vedere una mamma svanire nella foschia della mente, si unisce l'angoscia, la paura, il terrore di condividere lo stesso destino.
Nonostante la difficoltà che ho riscontrato nella lettura, legata esclusivamente a motivi personali, ho amato questo libro, il modo in cui affronta l'evoluzione della patologia, il modo in cui approfondisce e delinea lo spessore psicologico dei personaggi. Leggendo, ci si scontra con una grande varietà di sensazioni e sentimenti, dalla rabbia all'angoscia, dall'amore all'odio, dalla tenerezza alla pena, passando attraverso un'infinità di sfumature. Lo stile è essenziale, ma non mancano passaggi descrittivi perfettamente incastonati con il resto della narrazione. I dialoghi non sono mai superflui o scontati, e pongono l'attenzione sull'importanza delle parole, che, spesso, diamo per scontate.
La bellezza di questo libro, a mio avviso, sta anche nel finale, che arriva al momento giusto e nel modo giusto, lasciando il lettore a riflettere sulla potenza dell'amore, in ogni sua forma.

VOTO: 4,5/5

- Mi si è fermato il cuore di Chamed 




TRAMA (da Amazon)

Una storia vera, un libro che tocca le corde più profonde dell'anima
Il dolore era così potente che mi pareva di impazzire
La vita di Chamed è stata sfortunata. Ancora bambina, le viene diagnosticata una poliomielite incurabile. 
E invece, grazie al suo coraggio e alla forza del padre, riesce a guarire e camminare di nuovo. Ma la cattiva stella sotto cui è nata pare non volerla abbandonare: a soli quattordici anni perde i genitori in un incidente d’auto. Essere affidata a una zia coincide con l’inizio del suo incubo: odiata, disprezzata e maltrattata da chi invece dovrebbe amarla, Chamed tenta il suicidio e subito dopo viene internata in manicomio. La legge Basaglia non è ancora entrata in vigore, e la ragazza va incontro all’inferno vero e proprio: violenze, abusi e l’immancabile elettroshock. Eppure, nonostante tutto, Chamed riesce a trovare il modo per denunciare i suoi aguzzini, grazie all’aiuto di un medico illuminato che la adotterà e le darà modo di ricominciare a vivere. Finché l’amore sembrerà illuminare la sua vita. Una storia vera, una testimonianza toccante sul dolore, sulla forza e il coraggio che sono in ognuno di noi.
Una storia che ha commosso migliaia di lettori. 
Il racconto in prima persona di Chamed spacca il cuore.
«Sono passata attraverso il tunnel di un dolore che scava dentro, e mi porto dietro cicatrici indelebili. Penso che l’uomo non sia nato per soffrire, ma per la felicità.»
Chamed
Alcuni lettori hanno scritto:
«È un po’ come il Diario di Anna Frank nell’era dei manicomi.»
«Chamed, vorrei tanto poterti conoscere e abbracciarti forte!»
«Sono rimasta senza parole, mi chiedo quante persone sono sparite in questi luoghi di inumana tortura.»
Una scheggia nel cuore che non si può estrarre. Come si può morire senza aver vissuto?
«Come si potevano ritenere moralmente accettabili questi centri dove si infliggevano torture tali, come si poteva lasciar liberi questi animali, perché di esseri umani non si può certo parlare, di sfogare le loro più perfide bassezze su persone inermi…»
Chamed è lo pseudonimo dietro al quale si cela la protagonista di Mi si è fermato il cuore. Che è il racconto vero della sua vita. Il libro, pubblicato nel 2012 da un altro editore, ha riscosso un notevole successo tra i lettori, occupando per molti mesi le classifiche dei libri più venduti sugli store.


Ho dovuto riflettere moltissimo su cosa scrivere di questo libro. Non è stato facile. Quando l'ho finito, ero così arrabbiata che le parole mi sarebbero scivolate via senza filtro. Il rischio di risultare, cattiva, insensibile e unpolitically correct era davvero alto.
Perché l'ho scelto?
Ero alla Giunti a cercare l'ultimo capitolo della Multiversum Saga, Utopia, e non c'era. Sconsolata, ho fatto un breve giro del negozio e l'occhio mi è caduto sui colori della cover, studiata ad arte ovviamente. Il prezzo era molto basso e quando ho aperto la seconda di copertina è bastato un nome per convincermi ad acquistarlo: Basaglia.
C'è stato un periodo in cui ero letteralmente ossessionata dalla figura di Franco Basaglia. Ho visto documentari, letto articoli, ho avuto la grande fortuna di conoscere suoi collaboratori e mi sono fatta un'idea abbastanza precisa dell'importanza che quest'uomo ha avuto nella storia della medicina italiana.
Potete capire quindi come questo libro è stato per me come il miele per le api.
E' molto breve, si legge in un paio d'ore, ma sono state due ore che avrei tranquillamente potuto dedicare ad altro.
Non c'è cosa più brutta per una vittima di subire anche la violenza dell'incredulità, per questo non voglio esprimere ciò che penso sulla veridicità di questa storia. Voglio soffermarmi, invece, sulla trama, sullo stile, qualora ce ne sia uno, e sul modo in cui la storia è raccontata.
Probabilmente i fatti narrati si collocano temporalmente nei primi anni '70, ma non vi è alcun elemento che faccia percepire tale collocazione, anzi, alcuni termini risultano assolutamente anacronistici e fuori luogo.
I dialoghi sono inverosimili e spesso stucchevoli, non si armonizzano con la narrazione e non contribuiscono ad una conoscenza approfondita del personaggio. L'insistenza su particolari macabri è gratuita e spesso esagerata e non trasmette alcuna sensazione se non quella di fastidio. Frasi brevi, punteggiatura errata, tempi verbali pescati a caso come i  numeri della tombola e parecchi refusi rendono la lettura spiacevole e irritante. Mi chiedo se sia stato fatto un editing di questo libro e, se sì, chi sia la mente illuminata.
I personaggi sono talmente privi di carattere, di spessore psicologico da essere praticamente vuoti. tante comparse che vedi e ti domandi cosa ci facciano lì, che senso abbiano. "Nessuno" è la risposta che mi sono data.
L'internamento in manicomio, ovvero il motivo per cui ho acquistato il libro, è una brevissima parentesi a fine libro, che scivola via lasciando stupefatti. E di certo non per l'esperienza narrata. Non mi piace quando si aggiunge violenza alla violenza, quando si amplificano gli orrori per far sembrare le cose più brutte di quello che sono, perché si rischia poi di esagerare. Ed è questa la sensazione che ho avuto leggendo.
Potrei andare avanti con l'elenco di tantissime altre cose che non ho apprezzato di questo libro, ma mi fermo qui. Posso solo concludere che non mi ha lasciato nulla, se non tanta, tantissima rabbia.

VOTO: 1/5 (per l'eventualità che sia tutto vero).

E voi che avete letto questo mese?


Devo dire che Miki mi ha davvero incuriosita con il primo libro, ma per il momento è una lettura un po' troppo "dolorosa" per la sottoscritta. Mentre per quanto riguarda il secondo, non ero particolarmente ispirata neppure prima della lettura di questa recensione.. me ne terrò sicuramente alla larga. 
Al prossimo mese. 
Monica e Miki 


2 commenti:

  1. Voglio leggere assolutamente Pedersi prima dell'uscita del film. Già ero curioso, ma adesso...
    Poi sapere che c'è l'immensa Julianne Moore nei panni della protagonista è una garanzia. :)

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  2. Non so se potrei reggere il primo libro, è come aspettare uno spettro dietro l'angolo. Del secondo ne ho sentito un gran parlare, e ancora sono indecisa. Questa recensione sposta l'ago della bilancia verso il no, non si può scherzare e fare di una tragedia uno spettacolo.

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